Era l'inverno del 2011 e stavo preparando la mia tesi. Avevo organizzato uno shooting a Borzano di Canossa dove ho una piccola casina non abitabile (per ora). Insieme a me Agnes e Ewa che avrebbero scattato la mia collezione e Claudia che si era prestata per farmi da modella. Era una giornata nebbiosa e molto fredda ma l'entusiasmo di lavorare insieme era altissimo. Iniziamo a organizzare il lavoro e a cercare varie location in cui scattare. Erano anni che non entravo in quella casa mentre mio padre ogni tanto andava a sistemare le sue cose. Varco la soglia di casa e sulla tavola trovo una forchetta con le aste laterali piegate. Non riesco a spiegare la magia che si è creata nei miei occhi. E' stato come leggere una poesia o come osservare una ballerina che danza sopra i tetti di una grande città. Sarà stata la luce, l'allegria di quel giorno ma da allora ho sempre avuto per le posate e soprattutto le forchette una sorte di riverenza, ho iniziato a guardarle diversamente, estraniandole dal loro quotidiano uso.
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Photo by Agnes Weber.
Ho iniziato a collezionarle e a dar loro una nuova dimensione, un nuovo contesto sfruttando la loro capacità di rassicurare ma allo stesso tempo di stupire. Questo progetto di riqualificazione e di rivendicazione alla poesia nei confronti delle posate continua ancora oggi. Presto vedrete...
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Parete decorata, Milano.
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Installazione, Ex-macello di Montecchio Emilia, Aprile 2019.
"È curioso a vedere che quasi tutti gli uomini che vagliono molto, hanno le maniere semplici; e che quasi sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco valore."
Giacomo Leopardi