Quando ero piccolo amavo giudicare: prendevo vecchi libri e con biro rigorosamente rossa, facevo finta di correggere errori inesistenti a cui seguiva ovviamente un giudizio finale; quasi sempre negativo. Amavo tantissimo giudicare soprattutto gratuitamente e sono anche stato bullizzato in adolescenza per la mia scarsa capacità di trattenere i giudizi. Poi succede che nella vita si cambia: non ho mai smesso di dire quello che penso ma ho smesso di salire in cattedra. Abbiamo vite troppo complesse per essere affrontate con un solo giudizio. Viviamo di mille personalità e mille capacità nascoste. Nessuno è una cosa sola. Siamo tante cose, troppe cose, infinite cose.

Mi rendo conto che è più facile criticare negativamente che omaggiare ed esaltare le vittorie altrui soprattutto sui social. Ma quando state per scrivere una cattiveria provate a chiedervi "quanto mi piace augurare la morte a quella/o? Cosa ci guadagno a farlo? Chi ne beneficia? quanto mi piace odiare?"

Noi siamo un mucchietto di polvere in un infinito infinito. Ridimensioniamoci!